Era il 16 gennaio del 1977, quando Enrico Berlinguer, segretario del Pci, al teatro Eliseo di Roma tuonava: “Serve un nuovo quadro di valori. Ovvero rigore, efficienza, serietà e giustizia, tutto il contrario di ciò che abbiamo conosciuto e pagato”. Il nuovo nemico del capo comunista italiano erano il consumismo, frutto perverso della società liberal-capitalistica e tutti i mezzi che lo rendevano possibile, televisione a colori in testa. Non era un’idea originale: due anni prima (ma certe cose si dimenticano), nel marzo del 1975, Pier Paolo Pasolini dalle colonne del Corriere della Sera, infatti, aveva proposto di ABOLIRE LA TELEVISIONE, “strumento di corruzione e di inquinamento”. D’altro canto, non era stato proprio Alberto Moravia, “pontefice” rosso dell’intellighenzia comunista italiana – spiega il giornalista Valter Vecellio autore del saggio su Il conservatorismo della sinistra (Qr editore) a volere prima un sondaggio-plebiscito sulla Tv tra gli intellettuali, affinché con le loro risposte “bruciassero” per sempre la televisione e soprattutto quella a colori? (“La televisione? Sottocultura materialistica e conformistica, poverissima di contenuti ideali”). Era la fine di un lungo percorso d’odio e di non comprensione nei confronti del mezzo televisivo. Quando la Rai iniziò le sue trasmissioni, il 3 gennaio 1954, l’Unità, allora diretta da Pietro Ingrao ignorò totalmente l’avvenimento, preferendo dare grande spazio ad un reportage da Pechino di Franco Calamandrei, nel quale si raccontava come i cinesi avevano festeggiato il Capodanno “per la prima volta con botti e mortaretti” (sigh!).
Quest’ottusa opposizione alla televisione e alla Rai si ripropose quando, nel 1976, si dovette scegliere quale sistema adottare per la televisione a colori. Usa, Giappone e Germania avevano adottato il sistema PAL, mentre l’Unione Sovietica quello SECAM. E l’Italia? I comunisti fecero le barricate, giudicando l’acquisto di nuovi televisori a colori da parte degli italiani come “un consumismo opulento…su cui il governo crede opportuno indirizzare il risparmio privato”. Il 19 Luglio 1967 l’Unità scriveva: “La Tv a colori è caldeggiata dagli industriali e dalla Rai”. Gerardo Chiaromonte , in una Tribuna Politica tagliò corto e definì la scelta della televisione a colori “contraddittoria con le esigenze di un sano sviluppo economico del Paese”. E Aldo Natoli sull’Unità, corse a dargli man forte. “Va abolita! Va soppressa!” – dissero perentoriamente. Ma vi rendete conto??? Fortunatamente nessuno dette loro retta e il 1 febbraio 1977 iniziarono le trasmissioni a colori, che quest’anno festeggiano in Italia il loro 30° compleanno. Tanti auguri, Tv color!
Quest’ottusa opposizione alla televisione e alla Rai si ripropose quando, nel 1976, si dovette scegliere quale sistema adottare per la televisione a colori. Usa, Giappone e Germania avevano adottato il sistema PAL, mentre l’Unione Sovietica quello SECAM. E l’Italia? I comunisti fecero le barricate, giudicando l’acquisto di nuovi televisori a colori da parte degli italiani come “un consumismo opulento…su cui il governo crede opportuno indirizzare il risparmio privato”. Il 19 Luglio 1967 l’Unità scriveva: “La Tv a colori è caldeggiata dagli industriali e dalla Rai”. Gerardo Chiaromonte , in una Tribuna Politica tagliò corto e definì la scelta della televisione a colori “contraddittoria con le esigenze di un sano sviluppo economico del Paese”. E Aldo Natoli sull’Unità, corse a dargli man forte. “Va abolita! Va soppressa!” – dissero perentoriamente. Ma vi rendete conto??? Fortunatamente nessuno dette loro retta e il 1 febbraio 1977 iniziarono le trasmissioni a colori, che quest’anno festeggiano in Italia il loro 30° compleanno. Tanti auguri, Tv color!
2 comments:
Se non sbaglio Stai Uniti e Giappone utilizza il sistema NTSC.
Comunque questo spiega molte cose e non è chc ein trent'anni la cose siano cambiate!!!
Se non sbaglio Stai Uniti e Giappone utilizza il sistema NTSC.
Comunque questo spiega molte cose e non è chc ein trent'anni la cose siano cambiate!!!
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